Buongiorno a tutti!
Quest’oggi mi trovo qua sul blog per parlare con voi dell’ultimo libro che ho avuto il piacere di leggere, Quando c’era Marnie. Scritto da Joan G. Robinson e pubblicato nel lontano 1967 è un libro per ragazzi che ti mette di fronte ai problemi che un bambino, di appena 12 anni, può ritrovarsi ad affrontare: la ricerca di se stesso, la solitudine, il volersi sentire compreso ed accettato da chi li sta intorno ma il tema principale che avvolgerà l’intero racconto è quello dell’amicizia e dell’impatto che può significare nella vita di un ragazzo.
Titolo: Quando c’era Marnie
Autore: Joan G. Robinson
Genere: Romanzo
Casa editrice: Kappalab
Pagine: 224
Prezzo: cartaceo 15€
TRAMA
Una ragazzina solitaria e senza genitori di nome Anna viene mandata a casa di un’attempata coppia in un paesino in riva al mare, per socializzare con altri bambini della sua età. Durante una delle sue lunghe passeggiate nella natura, Anna incontra una misteriosa ragazzina bionda di nome Marnie, sola come lei. Le due diventano amiche inseparabili e passano intere giornate a giocare e chiacchierare, ma per qualche incomprensibile ragione a volte si perdono di vista all’improvviso, pur senza allontanarsi l’una dall’altra. Quando un conoscente di famiglia della bionda ragazzina arriva in visita, Marnie smette definitivamente di frequentare Anna. E allora, ritenendo che la ragazzina si sia stancata di esserle amica, Anna decide di andare a verificare di persona presso la misteriosa casa nella palude, ma quello che scopre è decisamente diverso da quanto si aspettava.
RECENSIONE
“- C’è un’altra cosa- continuò la signora Lindsay. – I ragazzi stavano parlando di Marnie quando lei è entrata (non riescono proprio a dimenticare quella storia), e Matt con il suo solito modo indelicato stava dicendo qualcosa a proposito di quanto fosse triste per Anna non averla conosciuta. E sai cos’ha risposto lei? Ha detto: “Invece l’ho conosciuta, una volta”. Con tono deciso, proprio così. Be’, certo, è vero, quand’era molto piccola. Ma è stato buffo: mentre lo diceva stava ridendo, sul serio, proprio come se la ricordasse davvero.”
Com’è che questo libro è giunto nelle mie mani? Semplice, per caso. Avete presente quando sentite il bisogno impellente di leggere, qualsiasi cosa basta che ti distragga? Beh, questo è ciò che ho provato nelle ultime due settimane, è vero che nel frattempo leggevo qualche manga però mi sto rendendo conto piano piano che non è esattamente la stessa cosa, così decisa a togliermi di torno questa sensazione,fastidiosissima tra l’altro, ho fatto un salto alla Mondadori per cercare un libro che mi era stato consigliato da una mia amica ma, ahimè, non l’avevano e quando le speranze sembravano ormai lontane e mi stavano abbandonando; ecco che vedo Quando c’era Marnie, era lì solo e sentivo che mi chiamava così senza esitare l’ho comprato. Devo precisare una cosa, quest’opera già la conoscevo perché nemmeno un’anno fa avevo visto la trasposizione animata diretta
da Hiromasa Yonebayashi; in più è uno dei miei cartoni preferiti, non solo per quanto riguarda lo Studio Ghibli ma anche in generale anzi vi dico di più mi era piaciuto talmente tanto che quest’estate avevo deciso di rivederlo (e tra parentesi, ci so stata male come la prima volta) e ora sto convincendo anche mia mamma. Insomma mi sono innamorata, quindi la scelta proprio a caso, forse, non era.
Ora, dopo questo lungo discorso un po’ noioso direi che posso anche iniziare. La storia pur essendo leggermente diversa rispetto al film, è comunque commuovente e riesce a trasportarti sia all’interno della storia che nella piccola cittadina di Little Overton.
Anna (Marianna): Mi sono affezionata veramente tanto al suo personaggio. Mentre leggevo riuscivo a rivedere la me stessa dodicenne: sola, in cerca di qualcuno che potesse capirmi e con cui potevo sfogarmi e di conseguenza mi sono sentita molto legata a lei. Mi si è spezzato il cuore quando Sandra per offenderla la descrive con la frase: “Sembri esattamente quello che sei” e Anna, non sentendosi a suo agio con se stessa, ne rimane profondamente colpita
tanto da demoralizzarsi; in quel momento ho provato un forte senso di apprensione verso di lei che l’avrei voluta abbracciare fortissimo per trasmetterle tutto il mio affetto. Durante il romanzo ci ritroviamo davanti alla sua crescita psicologica e a come riesce ad uscire dal cupo malessere che la pervade per poter, finalmente, liberarsi da quella condizione che non faceva altro che opprimerla. Alla fine, quando assistiamo alla sua rinascita, non ho potuto fare a meno di commuovermi pensando a tutto il duro lavoro che Anna ha dovuto affrontare per arrivare ad accettarsi.
Marnie (Marian): Onestamente, pur avendo visto il film e letto il libro ancora non so cosa pensare di questo personaggio. Mi spiego meglio, a pelle e per come si è presentata inizialmente non mi ha colpita più di tanto e mi stava un po’ sul culo sulle scatole. Non ho amato moltissimo il suo carattere e alcune sortite che ha fatto parlando con Anna, però allo stesso tempo riconosco che è stata un amica importante ed il trampolino di lancio che ha permesso ad Anna di andare avanti. Come mi aspettavo ho pianto come una bambina quando Penelope Gill racconta la storia di Marnie, la sua infanzia è stata un vero e proprio tormento e anche la
sua adolescenza e l’età adulta non sono state da meno: si sposa e poco dopo le muore il marito, è costretta ad allontanare la figlia per via della guerra e una volta tornata si trova di fronte una ragazza che prova solo ostilità e odio nei suoi confronti, successivamente si sposa senza che la madre lo sappia e muore in un incidente stradale lasciando una bambina di 3 anni, così Marian decide di prendersela con se per poter avere una seconda possibilità ma purtroppo ciò non avviene in quanto muore lo stesso anno. Quella che lega Marnie e Anna è un amicizia ai limiti della realtà che attraversa lo spazio ed il tempo. Possiamo tranquillamente dire che è un qualcosa di magico.
Non so se è presente anche nell’altra edizione italiana del libro ma una cosa che ho adorato particolarmente è stata la postfazione che si trova alla fine del romanzo. In poche parole è la figlia della scrittrice che parla a nome della madre, dicendo che se fosse ancora viva avrebbe adorato tutto ciò e il successo che ha avuto negli anni Quando c’era Marnie; in più viene fatto sapere che ci sono persone provenienti da tutto il mondo che scelgono come meta turistica il luogo che ha ispirato la storia. La mia parte preferita di tutta la postfazione è questa:” La storia di mia madre, di Anna che si sentiva sola e non amata, una storia così personale per lei, che può essere compresa da tante persone di tutte le età, sarà in questo modo consegnata a una nuova generazione, in una nuova forma. Continuo a pensare a come sarebbe sorpresa, e a quanto questo farebbe piacere a mia madre. Di tutti i suoi libri, Marnie è quello che amava di più”.
Adesso posso chiudere qua la mia recensione, spero che vi sia piaciuta e che vi abbia incoraggiato a leggere il libro. A presto con una nuova recensione.
Buona lettura!
VOTO: 4/5